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Premessa
Ho tradotto parte dei libri in lingua inglese cogliendone gli aspetti fondamentali della tecnica improvvisativa e del suo linguaggio, rendendo accessibile a chi vuole approfondire l’improvvisazione e non ha dimestichezza con la lingua inglese e con il lessico jazz!
E’ stata una scelta coraggiosa redigere una tesi su un musicista complesso di cui non è stato facile reperire informazioni su testi ufficiali di storia o nelle biblioteche bensì, ho dovuto lavorare su testi scritti in lingua inglese.
Gianpiero Bruno
Biografia di Pat Martino
Pat Martino nato Pat Azzara, figlio di emigranti campani, è venuto al mondo nel 1944, non lontano da Filadelfia, in una casa povera ma piena di stimoli musicali. Il papà Carmine Michele, detto Mickey, suona la chitarra e da giovane racconta di aver preso qualche lezione dal mitico Eddie Lang.
Il piccolo Pat fa scintille con la chitarra e il mondo del jazz si accorge di lui.
Alto poco più di un metro incontra e ascolta Wes Montgomery che lo incoraggia nello studio della chitarra elettrica. A soli 15 anni viene adattato dalla scena di New York e prende a suonare con grandi musicisti del circuito, facendo da sideman all’organista jazz Charles Earlandal, al sassofonista Willis Jackson, innamorandosi del be-bop e del soul-blues… Incontra Stan Getz, John Coltrane e suona con alcuni giovani musicisti del nascente Rock ‘n Roll come Bobby Rydell, Bobby Darin e Frankie Avalon.
Nel 1966, a ventun’anni, incide il suo primo disco solista per la Vanguard. Ma il debutto omonimo, per problemi gestionali e di contratto, non finisce nei negozi e il giovane Pat decide subito di rifarsi con “El Hombre”, edito dalla Prestige.
Il concetto della conversione in minore
Focalizzeremo la nostra attenzione sul modo dorico, molto usato da Pat Martino; una scala minore con il sesto grado maggiore,
costruita sul secondo grado della scala maggiore.
Pat Martino sfrutta molto questa scala nelle sue improvvisazioni perché preferisce semplificare le progressioni armoniche sostituendo gli accordi degli standard o delle sue composizioni con accordi minori. Dunque si tratta di convertire in minore le tre specie di accordi di settima della scala maggiore, [7, m7(b5), maj7].
ecc================================================================================================================
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Quando vuole creare tensione sull’accordo di dominante (V) che risolve su un primo (I) grado in tonalità maggiore, nella “classica” cadenza II V I, in C ad esempio utilizza:
su Dm7 : d dorico | su G7 alt. : linee di Abm7 (dorico) | su Cmaj7 : Am7 (dorico)
ecc================================================================================================================================
Il concetto della conversione in minore applicato agli accordi
Un concetto armonico importante di cui parla Pat, è una considerazione a mio avviso geniale!, ossia di costruire le specie di accordi a partire dal diminuito oppure
dalla triade minore.
triade di F minore
Sovrapponendo vari bassi si ottengono accordi maggiori con settima maggiore (maj7), acc. maggiore con 6 maggiore (6), acc. minore, settima minore e 5dim. (semidiminuito), acc. maggiore con 9, acc.di dominante con 13b e 9b, sui quali nell’improvvisazione utilizza pattern costruiti sul modo dorico “suonando appunto in minore” semplificando
molto il ragionamento, perchè utilizza le stesse linee melodiche valide per Fm7 su tutti questi accordi!
La sua considerazione è che l’accordo di Fm7 può essere visto come un Ab/F e l’accordo di dominante di E7 (E,G# B# D, quando è alterato con la 5#
ha 2 note in comune con la triade di F minore. Conseguentemente a questa considerazione Pat utilizza frasi e pattern costruite ecc==========================================================================================================================
. Rappresenta un nuovo metodo di approccio all'improvvisazione jazzistica che consente di creare frasi soliste di grande effetto sia nei brani modali che quelli tonali, quindi su cambi di accordo più o meno complessi.
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